Sono giorni difficili, per tutte e tutti. Come Libera Bologna ci sentiamo parte di una comunità che ha sempre fatto della cultura, dell’approfondimento, dell’impegno il suo ‘pane quotidiano’. Come tante e tanti altri ci sentiamo spaesati in un momento in cui – giustamente – dobbiamo rallentare, cambiare modalità di vita, per tutelarci e tutelare chi vive insieme a noi.
Facciamo nostre le parole de Il Corsaro, che invita a organizzare la speranza, contro la paura: “Quello che possiamo fare è dare un messaggio di solidarietà, di determinazione e di speranza, in un momento difficile. Invitiamo tutti e tutte a non cedere allo sconforto, non farsi prendere dal panico, impegnare nel modo giusto le tante ore che dovranno essere passate senza il normale contatto con gli altri”.
Per questo, nei prossimi giorni, ogni mattina invieremo spunti di approfondimento, consigli di lettura e di ascolto su mafie, corruzione, sfruttamento, caporalato, giustizia sociale. Lo facciamo online, tramite questa newsletter, per condividere i nostri temi e restare insieme.
Partiamo, oggi, con il caporalato.
Il caporalato è una forma illegale di reclutamento e organizzazione della mano d’opera attraverso intermediarî, i cosiddetti caporali. Un sistema che ancora troppo spesso si pensa sia legato a un settore specifico, quello agricolo, e a determinate zone, quelle del Sud Italia. Uno stereotipo rovesciato dai tantissimi casi che avvengono in tutti i settori produttivi e in tutti i territori, anche in Emilia-Romagna. Ne abbiamo parlato in un dossier, uscito due anni fa, che si chiama Caporalato emiliano e che potete trovare sul nostro sito: dentro ci sono casi avvenuti a Bologna e in Emilia, approfondimenti e riflessioni su un fenomeno che ci impone un ragionamento sulla fragilità della nostra economia e della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, su un sistema di omertà e su uno sfruttamento che, in alcuni casi, è legato alle organizzazioni mafiose radicate sul nostro territorio.
Un fenomeno raccontato anche in un film, The Harvest, che in questi giorni potete vedere su Distribuzioni dal basso: la piattaforma ha infatti messo a disposizione uno streaming di comunità con video, film e documentari e ogni giorno proporrà una nuova lista, che potete trovare sul loro sito. The Harvest è un film di Andrea Paco Mariani che racconta lo sfruttamento dei braccianti indiani, di religione Sikh, impiegati nelle aziende ortofrutticole della provincia di Latina. Un documentario dove si alternano testimonianze e denunce di vittime di caporalato a balli tradizionali.
E poi ci sono i libri, che affrontano il caporalato da diversi punti di vista.
“Succede con i caporali e i padroni, dipende. Ti dicono che ti fanno lavorare soltanto se prendi un caffè con loro. C’è una tecnica che usano la mattina, senza bisogno di parole. Quando arrivano con il camioncino per portarci in campagna, fanno sedere davanti quella che gli piace di più. Si fermano al bar, prendono il cornetto e il caffè, lo mettono in auto, vicino al volante. Se la donna davanti mangia il cornetto e beve il caffè significa che ha accettato la richiesta di fare sesso. Se invece si compra da sola la colazione, capiscono che ha rifiutato e il giorno seguente non la prendono più”. Questo è un breve passaggio di “Oro rosso“ di Stefania Prandi, un reportage sulle donne che raccolgono e confezionano il cibo che arriva sulle nostre tavole: non solo solo vittime di caporalato ma anche di violenze di genere. Alcune testimonianze le trovate QUI.
Per capire il fenomeno bisogna considerare che la violenza non è un fatto individuale, ma un prodotto della società. Raccontiamo le storie dei singoli, per disegnare un orizzonte collettivo. Una delle storie e uno dei nomi che leggiamo il nostro 21 marzo è quello di Paola Clemente, ben approfondita in “Morire come schiavi” di Enrica Simonetti. C’è “Sotto padrone. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italia“, in cui Marco Omizzolo racconta il suo viaggio che dall’Agropontino arriva in India. Il racconto di caporali che lucrano sul lavoro di donne e uomini, spesso stranieri, sfruttati nelle serre italiane, di raccianti indotti ad assumere sostanze dopanti per lavorare come schiavi, di ragazzi che muoiono – letteralmente – di fatica e di donne che ogni giorno subiscono ricatti e violenze sessuali.
Di finzione invece il romanzo “Fulmine” di Lello Gurrado in cui un ragazzo italianissimo si trova a raccogliere pomodori sfruttato nelle campagne pugliesi insieme a un professore.
A domani!