Sono giorni difficili, per tutte e tutti. Come Libera Bologna ci sentiamo parte di una comunità che ha sempre fatto della cultura, dell’approfondimento, dell’impegno il suo ‘pane quotidiano’. Come tante e tanti altri ci sentiamo spaesati in un momento in cui – giustamente – dobbiamo rallentare, cambiare modalità di vita, per tutelarci e tutelare chi vive insieme a noi. Per questo, nei prossimi giorni, ogni mattina invieremo spunti di approfondimento, consigli di lettura e di ascolto su mafie, corruzione, sfruttamento, caporalato, giustizia sociale. Lo facciamo online, tramite questa newsletter, per condividere i nostri temi e restare insieme.
A Bologna ci sono le mafie.
È il promemoria del nostro decimo giorno di approfondimenti. Abbiamo scritto di caporalato, del sistema penitenziario, di donne e mafia, di fumetto, abbiamo ascoltato la storia di Hyso Telharaj e musiche contro le mafie, abbiamo parlato di scuole ed educazione alla legalità democratica e alla cittadinanza attiva e di sfruttamento e disuguaglianze (trovate tutti gli approfondimenti sul nostro sito). Il tema alla base: le organizzazioni criminali di stampo mafioso, sempre a partire da Bologna.
Perché sì, a Bologna ci sono mafie e corruzione ed è importante, ogni tanto, ripeterselo, prendere posizione, pensare a nuovi strumenti di contrasto. Perché sì, a Bologna mafie e corruzione ci sono, ci sono da anni, ma c’è ancora chi le sente lontane, chi si sente immune, chi si nasconde dietro la maschera del “tanto abbiamo gli anticorpi”.
Allora lo ripetiamo oggi, in questo decimo giorno di approfondimenti. Lo facciamo, anche in questo caso, con consigli di ascolto, lettura, visione. E qualche dato:
A Bologna ci sono beni confiscati alla criminalità organizzata. Sono beni dentro e fuori le mura della città, nel Comune e nella Città Metropolitana. Ne parleremo nei prossimi giorni e, se siete interessate, intanto l’elenco lo trovate a questo LINK.
A Bologna nel 2017 per la prima volta il Tribunale ha comminato pene per il reato di associazione mafiosa, il 416 bis. Il processo è il Black Monkey: alla sbarra un’organizzazione che si occupava principalmente di gioco d’azzardo. In primo grado è stata riconosciuta l’associazione mafiosa, con pene fino a 26 anni. Reato caduto in secondo grado: secondo i giudici della Corte d’Appello non si tratta di associazione mafiosa ma di associazione semplice. Qua le motivazioni di questa sentenza.
Questo processo, però, ci dimostra che le organizzazioni criminali si occupano sempre di più di settori ad alto livello tecnologico, come, appunto, il gioco d’azzardo, considerato dal Pubblico Ministero il “polmone finanziario” dell’organizzazione.
Se cliccate qua potete guardare un breve video che spiega i legami tra organizzazioni mafiose e gioco d’azzardo. Come libro vi consigliamo “Gotica. ‘Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea” di Giovanni Tizian: un libro che non parla di Black Monkey, ma è scritto dal giornalista finito sotto scorta per le minacce di morte di uno degli imputati del processo.
A Bologna ci sono state operazioni che hanno colpito organizzazioni che si occupavano di narcotraffico, caporalato, corruzione.
A Bologna si sta celebrando il più grande processo contro la ‘ndrangheta della storia italiana. Sì, della storia italiana, nel senso che non ci sono mai stati processi contro la ‘ndrangheta più grandi di questo: Aemilia. Il secondo grado del processo è iniziato poche settimane nell’aula bunker del Carcere della Dozza. Gli imputati sono 150 e, in primo grado, sono stati condannati a un totale di 1225 anni di carcere. Tra i reati contestati ci sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, usure, furti, incendi, commercio di sostanze stupefacenti, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza delittuosa in attività economiche, corruzioni, intestazione fittizia di beni, ricettazione, bancarotta fraudolenta, per citare solo i più gravi.
Vi consigliamo due libri sul maxiprocesso: “Le cento storie di Aemilia. Il più grande processo italiano alla ‘ndrangheta” di Paolo Bonacini, che ha seguito tutte le udienze e ne ha scritto sul sito della Cgil, e “I mille giorni di Aemilia. Il più grande processo al Nord contro la ‘ndrangheta” di Tiziano Soresina, giornalista della Gazzetta di Reggio.
Qua trovate invece un video fatto prima che iniziasse il primo grado, ma che spiega bene il radicamento della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna: lo potete guardare a questo link. Nel frattempo, da quando è iniziato il primo processo, cinque anni fa, si sono aperti nuovi filoni: Aemilia bis, Aemilia ter, Aemilia 1992, Operazione Reticolo, Stige, Reticolo.
E proprio da uno di questi processi, Aemilia 1992, parte il podcast di Carlo Lucarelli sulle mafie al Nord. Lo potete ascoltare su Spotify o vedere qua. Il racconto inizia a Reggio Emilia, dagli anni Ottanta, quando la ‘ndrangheta inizia a infiltrarsi e radicarsi nella nostra regione. In provincia di Reggio Emilia ci sono state le prime infiltrazioni, poi estese a tutta la regione, nell’economia emiliano-romagnola, e ci sono stati anche i primi omicidi: due, in particolare, avvenuti in una faida interna tra famiglie mafiose.
Una dimostrazione, un’altra, che a Bologna e in Emilia-Romagna le mafie ci sono, sono radicate, infiltrate nei principali settori economici. Mafie che, anche nella nostra città e nella nostra città e nella nostra regione, non lasciano da parte la violenza.
Mafie presenti, contro cui dobbiamo continuare – a livello politico, economico, sociale, culturale – a prendere posizione.