Sono giorni difficili, per tutte e tutti. Come Libera Bologna ci sentiamo parte di una comunità che ha sempre fatto della cultura, dell’approfondimento, dell’impegno il suo ‘pane quotidiano’. Come tante e tanti altri ci sentiamo spaesati in un momento in cui – giustamente – dobbiamo rallentare, cambiare modalità di vita, per tutelarci e tutelare chi vive insieme a noi. Per questo, nei prossimi giorni, ogni mattina invieremo spunti di approfondimento, consigli di lettura e di ascolto su mafie, corruzione, sfruttamento, caporalato, giustizia sociale. Lo facciamo online, tramite questa newsletter, per condividere i nostri temi e restare insieme.
Da quando l’invito del governo e degli esperti è stato quello di “restare a casa”, tanti di noi hanno pensato a chi una casa non ce l’ha. Tante realtà amiche, come Piazza Grande e Avvocato di Strada, si sono attivate per capire come fronteggiare l’emergenza e come proteggere le persone in strada dal contagio. A Bologna ci si è attivati aprendo le strutture previste per l’inverno quasi 24 ore al giorno, permettendo alle oltre 300 persone accolte di rimanere nelle strutture, senza essere obbligate ad andare in giro per la città.
Tuttavia, ci sono plurimi e spinosi problemi connessi al tema generale di chi vorrebbe restare in casa, ma non può. Ed in questo momento, ci sono più domande e punti interrogativi che risposte ai bisogni delle persone.
C’è il tema di una maggiore esposizione al rischio di contagio stando molto tempo in strada e senza dispositivi di sicurezza, come mascherine e guanti. Il problema di chi chiede l’elemosina e si trova improvvisamente senza alcuna fonte di sostentamento, non essendoci più nessuno che gira per la città. Purtroppo a Milano si è vista persino una multa comminata a un senza dimora perché stava per strada, con una incredibile dose o di ignoranza del problema o di eccessivo e cieco zelo alle norme. A Bologna non è accaduto, ma chi è in strada racconta di continui controlli e inviti da parte sia delle forze dell’ordine, sia di comuni cittadini di spostarsi, non sostando in alcun posto pubblico. Esiste inoltre, sperando che non capiti, il tema di come gestire un eventuale contagio di una persona senza dimora: l’isolamento dove dovrebbe svolgerlo? Se in una struttura di accoglienza, come si può immaginare che non abbia alcun contatto con le altre persone accolte? Se fino al 31 marzo si può prevedere come è stato fatto un’apertura anche durante il giorno dei dormitori, da aprile rimane prevista al momento la chiusura del Piano Freddo e quindi delle strutture extra previste per l’inverno. È pensabile avere in strada centinaia di persone in più nelle prossime settimane senza un posto dove andare? E poi c’è il tema dei lavoratori, che, non potendo stare a casa, devono continuare il loro lavoro nelle strutture, con colloqui e attività, ascoltando e stando in relazione con le persone, a maggior ragione in questo momento di estrema difficoltà.
C’è, di fondo, il tema dell’ingiustizia e della disuguaglianza nel nostro Paese: non è vero che tutti siamo toccati ugualmente da questa epidemia. C’è chi ha più mezzi e strumenti per fronteggiare la situazione e chi, invece, ne ha molti meno ed è quindi molto più esposto, sia alla malattia, sia alle conseguenze sociali che questa sta causando.
Libera ha sempre sostenuto che il fine della propria azione è la giustizia sociale e che senza quell’obiettivo di fondo anche la legalità rimane un concetto vuoto e pericoloso. Le mafie, in tutte le loro forme, al nord come al sud, si insinuano perfettamente nelle discrasie del nostro Paese, sfruttando i bisogni delle persone, approfittando della mancanza di diritti, per i loro affari e le loro attività illegali: funziona così dallo spaccio di droga, alla prostituzione, dal racket allo sfruttamento lavorativo, fino alla tratta di esseri umani. Per questo, fin dal 2013 con la campagna Miseria Ladra e poi con la Rete dei Numeri Pari, Libera ha messo al centro della propria azione il contrasto alle disuguaglianze e l’attenzione agli ultimi ed agli esclusi. Forse mai come oggi, in cui questa emergenza sta colpendo forte tutte noi, è chiaro che qualcuno è colpito più duro degli altri. È evidente che proprio nelle situazioni di emergenza e di crisi, chi ha di più riesce a cavarsela, chi ha di meno rischia di affondare. A meno che non ci siano una rete e una comunità. A meno che non ci siano politiche pubbliche in sinergia con il terzo settore, che si attivano per cercare di attutire il colpo. Mai come oggi ci è chiaro che per costruire una società giusta in cui valga la pena trovare un posto, come diceva Mauro Rostagno, occorre garantire i diritti di tutte, senza lasciare indietro nessuno.
Per approfondire:
Appello IO VORREI RESTARE A CASA…ma se una casa non ce l’ho?
Reportage La solitudine dei senzatetto nei giorni del coronavirus,
in Radio ne hanno parlato, tra gli altri, Pagina 3 e Tutta la città ne parla.