“Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai?” è da questa domanda che nasce l’idea del 21 marzo, la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Durante le prime commemorazioni della strage di Capaci Carmela non sente il nome di suo figlio: a quello svincolo muoiono Giovanni Falcone e i ragazzi della scorta. Carmela è la madre di Antonio Montinaro che di Falcone è il caposcorta e nell’attentato perde la vita anche lui, insieme a Vito Schifani, Rocco Dicillo e Francesca Morvillo. Alle vittime non poteva essere negato anche il diritto di essere ricordate, il dolore delle loro familiari non poteva essere trattato con approssimazione.
Così, dal 1996 ad oggi un sempre più lungo elenco di nomi scandisce il 21 marzo e ogni anno una città diversa ospita la grande manifestazione di Libera: un corteo di migliaia e migliaia di cittadine che fisicamente testimoniano la loro vicinanza alle famiglie che per la violenza mafiosa hanno perso le loro care, un lungo corteo che chiede verità e giustizia per chi dopo anni ancora non l’ha ottenuta, cittadine che portano avanti l’impegno di ogni giorno verso una società più giusta e democratica.
Oggi saremo dovute essere tutte a Palermo, la città che venticinque anni fa vedeva nascere il nostro impegno, a Palermo per ricordare le battaglie fatte, ma anche per intraprendere nuove strade, per rispondere alle urgenze sociali che oggi indeboliscono le nostre comunità.
Urgenze inaspettate però ci hanno bloccato e isolato ognuna nelle proprie case e siamo state costrette a rimandare in autunno, per il bene di tutte, la manifestazione, ma non possiamo e non vogliamo rinunciare al 21 marzo, al ricordo come momento collettivo, all’impegno in una direzione comune.
Per questo, oggi, manifesteremo ugualmente dalle nostre case, con la speranza di sentirci vicine tra di noi, di farci sentire vicine dalle familiari delle vittime innocenti, e di far sentire a tutte la nostra denuncia della presenza delle organizzazioni criminali mafiose e delle connivenze con politica, economia e massonerie deviate.
[ngg src=”galleries” ids=”6″ display=”basic_slideshow”]Al tempo del Covid19, celebrare questo 21 marzo può sembrare complesso, ma può assumere anche un nuovo valore. Di seguito vi proponiamo le parole di Concetta Grasso, nipote di Vincenzo Grasso, ucciso dalla ‘ndrangheta il 20 marzo del 1989.
“Scrivere qualcosa oggi, con l’incipienza del Covid 19, rischia di diventare ridondante e inutile. Lo sviluppo di fatti che sempre più ci coinvolgono direttamente nella nostra vita quotidiana ci inducono a essere attenti a quanto la natura ci sta indirizzando.
Non siamo isole ma quanto accade ci porta verso questa direzione, e il lavoro fatto fino ad oggi sembra sgretolarsi nella disperazione di una sconosciuta malattia.
Tuttavia la memoria non può essere ingabbiata e isolata dentro di noi, ma deve comunque propagarsi, proprio come fa il corona virus, cerchiamo di trovare il significato profondo che questa situazione ci sta descrivendo.
Abbassare i toni, ridurre i consumi eccessivi, comunicare i propri sentimenti, magari scrivendo, leggendo e meditando. Pensiamo a chi siamo e perché, arrivati fin qui, dobbiamo ringraziare coloro che sono stati sacrificati da mano nemiche.
Siamo stati separati dai nostri cari per volontà di gente malvagia che oggi, assieme a noi, deve fare i conti con qualcosa che non può affrontare con un’arma fisica. Ecco, io mi rivolgo a coloro che hanno contribuito al sacrificio della vita dei nostri cari per sussurrare loro che questo è il momento di fermarsi e voltandosi indietro pentirsi di azioni crudeli e inesorabili.
In questo periodo chi decide il nostro destino è un microscopico elemento che nella sua ridotta dimensione è riuscita a fermare il mondo. Ripensiamo a noi come particelle di un meccanismo infranto e con la possibilità di recuperare l’unità di intenti verso una società più coesa e consapevole.
Mai nessuno era riuscito a rendere così democratica la diffusione capillare del contagio. Chissà che nel dolore di quanto stia accadendo non si riesca a trarre una lezione di vita.
Tanto ancora ci sarebbe da dire, ma mi sento di concludere con l’augurio che dall’isola che stiamo diventando ognuno possa ricostruire un ponte con tutto il mondo circostante, coltivando la solidarietà e la comprensione tra la gente”.
Spesso parliamo di memoria viva, di memoria collettiva, condivisa, o, ancora, di memoria tramandata. È la memoria delle oltre mille vittime innocenti delle mafie, che ricordiamo ogni 21 marzo e che raccontiamo anche nella prima puntata di “Sentiti Libera”, il nuovo progetto di podcast di Libera Bologna e Q Code Mag. Proprio oggi, infatti, prende il via un progetto di podcasting per raccontare le mafie di oggi: un percorso collettivo che vi raccontiamo qua.
La prima puntata, Trasmissioni di memoria, è il racconto di come viene vissuta la memoria dai familiari delle vittime innocenti delle mafie. Un tema che ha a che fare anche con la ricerca di verità e giustizia: il 75% dei familiari non conosce verità e non può avere giustizia. E così, fare memoria diventa ancora più importante.
Questo, come sapete, è un 21 marzo particolare: di solito Libera insieme alla sua rete di associazioni è nelle strade e nelle piazze, per leggere tutti i nomi delle vittime innocenti. Una lettura che ogni anno ci ricorda che tantissimi sono i nomi sconosciuti, tantissime le storie ancora da conoscere e tramandare. Da questa consapevolezza parte una “trasmissione di memoria” che va su due livelli: quello familiare, di figlio in figlio, di generazione in generazione; quello collettivo, memoria che esce e diventa pubblica e condivisa.
Ce la raccontano nel podcast tre persone:
Daniela Marcone, responsabile nazionale del settore Memoria di Libera e figlia di Francesco Marcone, direttore dell’ufficio del Registro di Foggia, ucciso il 31 marzo del 1995.
Chiara Corrao, nipote di Rita Borsellino, la sorella di Paolo Borsellino.
Luigi Montana, nipote di Beppe Montana, commissario della Squadra Mobile di Palermo ucciso a soli 33 anni, il 28 luglio di 35 anni fa.
Corrao e Montana rappresentano una sorta di passaggio di testimone, di una memoria tramandata che continua ad essere viva. Lo raccontano anche loro, nel podcast: “La memoria è vita che si coltiva ogni giorno, una memoria che diventa operante, che cresce, si evolve, si trasforma e infine, quando quelle gambe non sono più in grado di camminare, passa il testimone”.
Libera è una rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, gruppi scout. Realtà con cui ci ritroviamo sul territorio durante l’anno, per condividere pezzi di un percorso comune che va nella stessa direzione: quella di un impegno contro mafie e corruzione, per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica fondata sull’uguaglianza. E per una memoria viva e condivisa, quella che ricordiamo nelle strade e nelle piazze ogni 21 marzo.
Quest’anno che saremo fisicamente distanti, abbiamo chiesto ad alcune compagne di strada di condividere con noi il valore della Giornata della Memoria e dell’Impegno.
Ecco quello che hanno scritto. I testi completi li trovate cliccando sul link alla fine di ogni estratto.
Piantiamolamemoria
Ogni 21 marzo è un viaggio sui binari della memoria
Da parecchi anni il primo giorno di primavera sono sceso in strada e ho partecipato alle iniziative promosse da Libera per ricordare le vittime delle mafie. Ritrovarsi il 21 marzo, in tanti, nei cortei e nelle piazze è diventato un appuntamento immancabile per chi ha a cuore la lunga lotta per la verità e la giustizia. Quest’anno non sarà possibile stare fianco a fianco fisicamente. Ciò nonostante siamo qui, insieme, a leggere, scrivere, parlarci a distanza.
Il 21 marzo 2015 a Bologna, in occasione della XX^ Giornata della memoria e dell’impegno, Libera aveva accolto la proposta di ricordare, oltre alle vittime di mafia, anche quelle del terrorismo. La memoria non può essere selettiva: tutte le vittime del “terrore” meritano di essere ricordate; e tutte le vicende meritano di essere indagate, chiarite e raccontate.
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Link
“Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo” [Paolo Borsellino]
La mafia, definita come forma di criminalità organizzata, è una piaga storica del nostro Paese che grazie al suo legame con il territorio, il tessuto produttivo e la politica, è riuscita a radicarsi fortemente fin dalla sua nascita. […] Come Organizzazione studentesca, da sempre impegnata nel ricordo e nella lotta contro questo male sempre piú ” nascosto” nel nostro tessuto sociale, abbiamo un ruolo fondamentale in questa sfida. Abbiamo il dovere di creare coscienza all’interno dei luoghi della formazione e rivendicare con forza una una società più giusta, libera da qualsiasi sopruso mafioso e non.
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Cooperare con Libera Terra
La memoria e l’impegno per le vittime innocenti delle mafie fa parte dell’identità Libera Terra: un binomio inscindibile che si concretizza col duro lavoro quotidiano delle terre confiscate da cui i cooperatori siciliani, campani, calabresi e pugliesi cercano di fare i prodotti qualitativamente migliori possibili. […] Dal 2006, anno della sua fondazione, Cooperare con Libera Terra non ha perso un 21 marzo, come molti, anzi moltissimi, sostenitori di Libera. Anche noi saremo lontani e vicini, abbracciando virtualmente tutte le vittime innocenti in questa fantastica testimonianza che è più forte delle circostanze avverse.
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Prendiparte
Da subito il 21 marzo è data fondamentale per la nostra associazione, che nasce da un gruppo di ragazz* appena usciti dalle scuole superiori e dal Presidio studentesco di Libera “Mauro Rostagno”. L’importanza che diamo alla giornata del 21 marzo si riflette anche tra i valori della nostra carta etica, in particolare nell’antimafia sociale.
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Buon 21 marzo di memoria e impegno a tutte.
A domani, con le storie delle 34 vittime innocenti delle mafie che si sono aggiunte quest’anno all’elenco di oltre mille nomi. Per una memoria condivisa, una memoria viva.