Confermata anche in appello la misura di prevenzione patrimoniale ai danni di Ciro Cuomo. La confisca colpisce l’immobile dove risiede Cuomo, in via Saffi, insieme a una casa in Sardegna, e al 100% di quattro società con cui controllava diverse attività commerciali sempre in Via Saffi.
I giudici del Tribunale di Bologna avevano già accolto in primo grado la proposta della procura e della Questura di Bologna per la «notevole sperequazione tra i redditi dichiarati, l’attività economica svolta e il patrimonio immobiliare acquisito, ritenuto di ingiustificata provenienza».
«Non v’erano dubbi – si legge nel decreto – sul fatto che tutte le società in esame fossero riconducibili, al di là della formale intestazione a terzi, a Cuomo Ciro, vero e unico dominus».
Il Tribunale esprimeva anche «il convincimento che Cuomo avesse eletto la commissione di delitti lucro-genetici a vero e proprio sistema di vita» già dagli anni Novanta: dalla «ricettazione continuata commessa tra il 1993 e il 1995 di quadri, altre opere d’arte e orologi», ai «reati di furto e monete falsificate realizzati nel periodo dal marzo al novembre 2012», alla «reiterata ed elevatissima evasione fiscale di fine anni ’90 e inizio anni 2000», ai reati ancora oggetto del procedimento penale in corso al Tribunale di Bologna per plurime imputazioni per reati gravi e di stampo economico.
Dopo le operazioni delle forze di polizia, le inchieste giornalistiche e i percorsi civici e di monitoraggio portati avanti negli ultimi anni, la conferma della confisca anche in secondo grado è una notizia importante per la zona. «Crediamo ci siano i presupposti per attendere con fiducia la conferma della Cassazione che farà diventare definitiva questa confisca» afferma il referente di Libera Bologna Andrea Giagnorio, «con la speranza che poi la comunità stessa possa contribuire al riutilizzo sociale dell’eventuale nuovo bene confiscato, in modo tale che quest’ultimo sia in grado di rispondere ai tanti bisogni sociali del quartiere e della Città».