Come Libera Bologna portiamo avanti da anni un lavoro di inchiesta. Abbiamo già realizzato cinque videoinchieste dando voce a tutte le segnalazioni di cittadini e cittadine e raccontando situazioni di opacità, sfruttamento, paura e omertà. Situazioni che, troppo spesso, non vengono alla luce, rimangono sommerse e nascoste.
Ora, il nostro obiettivo è quello di realizzare altre videoinchieste per denunciare la presenza delle mafie in città, per dare voci ad altre segnalazioni e per fare in modo che le cose cambino. Ma abbiamo bisogno di sostegno!
Solo con il tuo aiuto potremo permettere a chi lavora alle inchieste di avere le giuste tutele contro sempre più frequenti querele temerarie e, soprattutto, più tempo per andare a fondo e portare alla luce quei collegamenti che troppo spesso rimangono casi isolati.
La forza delle inchieste giornalistiche è creare fratture. Un prima e un dopo nella consapevolezza su un determinato fenomeno. Nel nostro caso, su casi legati a mafie e criminalità in una città che si sente ancora lontana da un radicamento mafioso. I casi, le segnalazioni, le operazioni dicono altro: a Bologna mafie e criminalità sono presenti, troppo spesso, però, non vengono riconosciute o, peggio, rimangono sottotraccia. Incendi, paura, violenza, reati economici, nomi noti e meno noti si intrecciano senza essere collegati.
Lo scopo delle inchieste di Libera Bologna è andare in direzione contraria. Mettere insieme i tanti segnali che attraversano la città, ma soprattutto le segnalazioni di cittadine e cittadini che negli ultimi anni ci hanno raccontato decine e decine di voci, fatti, storie. È proprio dalle segnalazioni che sono nate le ultime inchieste: su via Saffi, tra paura, omertà e riscatto; su due casi di criminalità legati alla musica neomelodica, tra Sant’Agata Bolognese e il Pilastro; sulla situazione di sfruttamento lavorativo e sul rischio di infiltrazioni mafiose in Interporto; sul mondo nascosto del Dopolavoro ferroviario, dove si intrecciano milioni di euro in arrivo, strani incendi e una presunta estorsione pluriaggravata dal metodo mafioso, che sarebbe stata portata a termine con la complicità di esponenti di primo piano della ‘ndrangheta; sulla ristorazione bolognese, tra strani investimenti, imprenditori che aprono decine di locali, ristoratori costretti ad abbandonare il centro storico, una concorrenza sempre più forte dove si trovano anche nomi di personaggi vicini ad organizzazioni criminali.
Ma, fare inchieste giornalistiche non è scontato. Richiede tempo, soldi e tutele.
In molte delle nostre inchieste le testimonianze sono anonime: segno di una diffusa paura di denunciare e raccontare pubblicamente fatti che riguardano le comunità di una strada, di un quartiere o di una città. Testimonianze che tuteliamo, prendendoci la responsabilità di dare comunque loro voce.
In molti casi le inchieste creano fratture: anche altre persone iniziano a parlare, la comunità fa rete intorno a una situazione o a un caso che la riguarda, le istituzioni prendono atto di quello che succede e cercano soluzioni.
Ma non solo: le inchieste danno fastidio a chi è coinvolto nei casi raccontati e così arrivano anche diffide e querele che quasi sempre chiedono di non rendere pubbliche le inchieste.
Le inchieste sono però, crediamo, di interesse pubblico e la scelta non può che essere quella di andare avanti. Abbiamo ancora tanti casi da raccontare, tante segnalazioni da portare alla luce, tanti collegamenti da far emergere.
Abbiamo già in progetto nuove videoinchieste, produzioni indipendenti che vorremmo fare uscire nei prossimi mesi.
Ma per farlo abbiamo bisogno del tuo supporto!
Il tuo contributo è indispensabile: sostieni la realizzazione delle prossime videoinchieste e aiutaci a rendere Bologna una città più giusta!
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Conto intestato a “Libera Bologna”. Cc/o Emil banca Credito Cooperativo, filiale di Bologna in piazza Maggiore– IBAN: IT88I0707202405000000735730 causale: “donazione a sostegno delle inchieste”
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