“Sospensione delle attività di formazione professionale, scolastiche, religiose, culturali, ricreative, sportive e dei colloqui con i volontari fino a nuova comunicazione”. Questo il provvedimento adottato in settimana da alcuni Istituti penitenziari, compreso quello di Bologna.
Come associazione riconosciamo il carcere come luogo fondamentale in cui intervenire allo scopo di provare a dare concretezza all’art. 27 della Costituzione, che sancisce la finalità rieducativa della pena detentiva.
Pensiamo infatti che le dimensioni della formazione e della facilitazione a diverse forme di partecipazione siano aspetti fondamentali per ridurre le ingiustizie sociali. Per questo da anni il nostro presidio universitario porta avanti un percorso nel carcere della Dozza: il tutoraggio per le studentesse e studenti del polo universitario penitenziario, un’attività di ausilio e di sostegno al loro percorso universitario.
Le nuove limitazione degli accessi di volontari e personale civile, importanti per lo svolgimento delle attività rieducative, vanno però ancora una volta nella direzione opposta. Ad oggi i numeri dei contagi in carcere sono alti ma, grazie alla diffusione della campagna vaccinale, non hanno avuto conseguenze gravi dal punto di vista sanitario.
Eppure a un mese dalla fine dei lavori della Commissione Ruotolo per l’innovazione del sistema penitenziario, i provvedimenti di alcuni Istituti ricalcano quelli di marzo 2020, riproponendo limitazioni e rigidità che non fanno altro che penalizzare ulteriormente la quotidianità detentiva dei reclusi, con buona pace del valore rieducativo della detenzione.