Le videoinchieste
Libera Bologna ha realizzato le videoinchieste per fare luce su fenomeni criminali locali: il clima omertoso e di paura in via Saffi, le zone d’ombra di Interporto e del settore della logistica, il collegamento tra criminalità e musica neomelodica fra Sant’Agata Bolognese e il Pilastro, le vicende inquietanti che legano alcuni esponenti della criminalità organizzata a fatti accaduti all’interno del Parco del Dopolavoro ferroviario e che oggi sono al centro del processo “𝗥𝗮𝗴𝗻𝗮𝘁𝗲𝗹𝗮” per cui Libera ha chiesto di costituirsi parte civile. Sullo sfondo, una città che continua a sentirsi lontana dalle logiche mafiose, lontana da un’infiltrazione e un radicamento delle associazioni criminali, nonostante le operazioni, i processi, i beni confiscati e i tanti segnali presenti sul territorio.
I mediometraggi, realizzati con le interviste di Sofia Nardacchione e Andrea Giagnorio e le riprese e il montaggio di Cecilia Fasciani, sono stati presentati in anteprima durante la sesta edizione di FILI – Festival dell’Informazione Libera e dell’Impegno e sono ora disponibili sui canali dell’associazione, che è disponibile per organizzare momenti di visione e riflessione collettiva su questi temi.
“Fare luce sulla presenza di mafie e criminalità è un lavoro fondamentale – spiega Andrea Giagnorio, referente di Libera Bologna – specialmente in una città come Bologna, in cui questi fenomeni rimangono troppo spesso sommersi. Lo facciamo con tre video inchieste, frutto di un lavoro di indagine e approfondimento durato tutto l’anno. A parlare nei video sono i protagonisti e le protagoniste delle vicende che raccontiamo: le persone che vivono via Saffi, i lavoratori di Interporto, i residenti del Pilastro. Tre approfondimenti diversi che ci restituiscono un quadro: quella di una città in cui, oggi, si percepisce forte la paura di esporsi, di denunciare, di segnalare. Con questi video vogliamo dare voce a chi si è sentito solo, vogliamo ricostruire quel legame tra cittadinanza, associazioni, istituzioni, vogliamo denunciare situazioni che devono cambiare: riguardano la vita democratica della città, i diritti dei lavoratori, il contrasto a mafie e criminalità”.
“Raccontare un fenomeno territoriale vuol dire guardare la complessità in cui è inserito – continua Sofia Nardacchione, responsabile Informazione di Libera Bologna – Un lavoro di ricostruzione e di ascolto, di testimonianze e di analisi di quello che è accaduto e sta accadendo nel bolognese. Significa tenere i riflettori accesi sull’estensione di un fenomeno nascosto, ma che crea allarme sociale come nel caso di via Saffi. Tenere alta l’attenzione, accogliendo le segnalazioni di cittadine e cittadini, lavoratori e lavoratrici, per elaborare una risposta collettiva a questi fenomeni”.
𝗩𝗶𝗮 𝗦𝗮𝗳𝗳𝗶. 𝗧𝗿𝗮 𝗽𝗮𝘂𝗿𝗮, 𝗼𝗺𝗲𝗿𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗮𝘁𝘁𝗼
𝗠𝘂𝘀𝗶𝗰𝗮 𝗻𝗲𝗼𝗺𝗲𝗹𝗼𝗱𝗶𝗰𝗮. 𝗧𝗿𝗮 𝗺𝗮𝗳𝗶𝗲 𝗲 𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀, 𝗱𝗮 𝗦𝗮𝗻𝘁’𝗔𝗴𝗮𝘁𝗮 𝗕𝗼𝗹𝗼𝗴𝗻𝗲𝘀𝗲 𝗮𝗹 𝗣𝗶𝗹𝗮𝘀𝘁𝗿𝗼
𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼. 𝗟𝗲 𝘇𝗼𝗻𝗲 𝗱’𝗼𝗺𝗯𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗴𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮
Il mondo nascosto del Dopolavoro Ferroviario.
La febbre del cibo. Le ombre della ristorazione bolognese
Le ultime inchieste di Libera Bologna, realizzate da Sofia Nardacchione e Andrea Giagnorio sono:
La febbre del cibo. Bologna, il tuo odor di benessere
e l’inchiesta Una storia sbagliata. Vita, morte e miracoli dello junior club